sabato 24 settembre 2016

PNL: CERVELLO ISTRUZIONI PER L’USO .... il corso

PNL: CERVELLO ISTRUZIONI PER L’USO .... il corso

Docente: Mauro Brocca

Giorno e ora: giovedì dalle ore 17
alle ore 19

Sede: UTL - P.za San Rocco aula 1

Inizio corso: 27 ottobre 2016
Durata corso: 20 incontri

Programma

Capita ogni tanto che un istante
vi catturi.
Ognuno di noi è stato almeno una
volta nella vita “catturato” da un
attimo di assoluta consapevolezza.
Oltre il perimetro del luogo in
cui ci trovavamo abbiamo intravisto
aperture, destinazioni
possibili e spazi distesi.
Abbiamo avuto la tentazione di
allungare la mano, di incamminarci
in direzione di quei posti
lontani, attratti da un richiamo
invitante.
Questi istanti sono brevi interruzioni
lungo una traccia continua...
la vita.. che poi riprende il
suo corso senza variazioni significative.
Nel nostro corso rompiamo le
prigioni mentali in cui si può essere
rinchiusi, solitudine, frustrazione,
impotenza e lasciamo
spazio a energia, vitalità e coraggio.
Vi aspetto


PNL: ISTRUZIONI PRATICHE PER LA VITA QUOTIDIANA


PNL: ISTRUZIONI PRATICHE PER 
LA
VITA QUOTIDIANA



Docente: Mauro Brocca

Giorno e ora: venerdì dalle ore
21 alle ore 22,30

Sede: UTL - P.za San Rocco aula 5

Inizio corso: 4 novembre 2016

Durata corso: 8 incontri serali
con cadenza mensile

Programma

4 nov. Gestire gli stati
di stress
2 dic. La forza delle
decisioni
20 genn. Il potere della
chiarezza e della
determinazione
24 febb. Risolvere i conflitti
interiori - Consigli
31 mar. Il potere delle
domande
28 april. I 5 fattori di stress
per il rapporto di coppia
12 magg. Comunicare
efficacemente
26 magg. Perché facciamo quel

che facciamo

Déjà vu

Déjà vu
Risultati immagini per deja vu psicologia



Improvvisamente arriva ......... e stupisce ogni volta: la sicurezza, inspiegabile e ...... inquietante, di aver già vissuto quello stesso identico momento.
quello stesso identico momento.
quello stesso identico momento.
Il déjà vu (in Francese /deʒavy/ "già visto"), è la sensazione di aver vissuto precedentemente un avvenimento o una situazione che si sta verificando.
Il termine fu creato dallo psicologo francese Émile Boirac (1851–1917), nel suo libro L'Avenir des sciences psychiques ("Il futuro delle scienze psichiche"), revisione di un saggio che scrisse quando ancora era studente all'Università di Chicago.
Sul fenomeno del ‘déjà vu’ si sono interrogate generazioni di esperti della mente e l’ipotesi più accreditata, almeno finora, è che si tratti di un falso ricordo.
Un inganno dei neuroni. Risultati immagini per ingannatore
Secondo un nuovo studio, però, questa spiegazione è sbagliata.
Quella giusta sarebbe un’altra: il déjà vu è segno che il cervello sta facendo un check della memoria, per controllare il proprio archivio verificando che non nasconda degli errori.
Una sorta di ‘antivirus’ neurologico.Risultati immagini per antivirus
Lo hanno scoperto il team di Akira O’Connor Risultati immagini per Akira O’Connor dell’università scozzese di St Andrews, presentato il mese scorso alla Conferenza internazionale sulla memoria di Budpest, in Ungheria, e ripreso dal ‘New Scientist’.
Per capire il meccanismo alla base dei déjà vu, gli scienziati l’hanno praticamente riprodotto in laboratorio attraverso un esperimento su 21 volontari sottoposti alla risonanza magnetica funzionale.
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, quando la sensazione di ‘già visto’ si innesca non si accendono le aree cerebrali associate alla memoria, per esempio l’ippocampo Risultati immagini per ippocampo, bensì le regioni frontali coinvolte nei processi decisionali.
L’interpretazione di O’Connor e colleghi è che durante il déjà vu si attivano queste aree perché il cervello sta passando in rassegna i propri ricordi e inviando un segnale per indicare che ha trovato un errore: un conflitto fra ciò che abbiamo realmente vissuto e quello che invece pensiamo soltanto di aver già sperimentato.
Traduciamo, la sensazione che ne deriva non dovrebbe spaventare bensì rassicurarci perché è la ‘spia’ di un cervello performante e in salute.
Non a caso il fenomeno viene riferito più frequentemente dai giovani, mentre si affievolisce in età più anziana quando le capacità mnemoniche si riducono. Andando avanti negli anni, precisa O’Connor, “può darsi che i sistemi di controllo peggiorino e che il cervello diventi meno capace di individuare un ricordo sbagliato”.
Stefan Köhler, dell’università canadese del Western Ontario, evidenzia come al momento non sia possibile dire se il déjà vu sia un meccanismo vantaggioso o meno. “Potrebbe accadere che una simile esperienza renda le persone più prudenti, ossia meno propense a fidarsi ciecamente della propria memoria"
Diamo ora uno sguardo alle vecchie teorie.
Sigmund Freud Risultati immagini per Sigmund Freud è stato tra i primi a tentare una spiegazione di questo fenomeno.
Secondo la psicoanalisi si tratta di una sensazione è legata al desiderio che qualcosa si compia o si ripeta.
Il déjà vu non sarebbe altro che il desiderio di ripetere un'esperienza del passato ma in un modo più soddisfacente, il che comporterebbe una sensazione ambigua motivata, appunto, da un desiderio da soddisfare.

Per gli studiosi del cervello e della memoria Risultati immagini per studiosi del cervello le esperienze di déjà vu avrebbero invece un'origine diversa. Una prima spiegazione ricorre a un modello della memoria di tipo olografico: gli ologrammi sono quelle fotografie che, osservate da un particolare angolo visivo, appaiono in rilievo Risultati immagini per ologramma.
Nell'ologramma ogni punto dell'immagine contiene l'insieme delle informazioni necessarie a ricreare l'immagine completa: anche un frammento dell'immagine può ricreare il tutto, ma più piccolo è il frammento, meno a fuoco risulta l'immagine.
Se allora consideriamo le memorie come ologrammi, il fenomeno del déjà vu potrebbe essere legato all'innesco di un frammento di ricordo troppo piccolo perché la memoria possa risultare "a fuoco". Immaginiamo che un ricordo venga depositato nel cervello sotto forma di ologramma e che questo contenga una serie di informazioni, sensoriali, emotive e cognitive che nel loro insieme costituiscono il ricordo: un dettaglio, ad esempio il tono di una voce, un particolare del viso di una persona, una sensazione emotiva, possono innescare e ricostruire quel particolare ricordo nella sua interezza.
Ma immaginiamo adesso che una sensazione, un'emozione, un messaggio visivo rassomiglino a un qualche dettaglio del ricordo precedente: il cervello confonde il presente col passato e si ha l'impressione di aver già visto quella scena o vissuto quella situazione.


Esiste però un'altra spiegazione secondo cui il déjà vu dipenderebbe da un mutamento nel ritmo con cui si verificano percezioni e memorie. Secondo questa teoria le sensazioni che derivano da una particolare esperienza non vengono percepite immediatamente dal cervello - a causa di una qualche inefficienza del sistema - mentre l'informazione viene subito registrata sotto forma di memoria. Come conseguenza di questa alterata sequenza temporale di sensazioni e memorie si ha l'impressione che un evento venga vissuto e ricordato simultaneamente. Quale che sia la spiegazione, la sensazione di déjà vu è inquietante, perché sentiamo che la nostra mente ci appare estranea, la memoria inaccessibile. Ma non è detto che il nostro lavoro di ricerca della situazione "già vissuta" sia coronato dal successo, perché le memorie possono essere inaccessibili alla coscienza: capita così ai neonati, il cui comportamento può essere influenzato da esperienze precoci che fanno capo alla cosiddetta memoria implicita, un tipo di memoria che non viene "esplicitata", che lascia traccia di sé senza che si verifichino forme di coscienza, come avviene per le memorie procedurali.

E voi che idea avete del déjà vu?

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